Cultura

Belmonte Calabro (CS):

Chiese e monumenti

Chiesa Santa Maria Assunta - Loc. Centro Storico

La Chiesa madre, intitolata alla Madonna Assunta, fu edificata nel medioevo e ricostruita fra gli anni ’78-’79 del XVI secolo. La chiesa conserva solo alcuni blocchi tufacei della struttura originaria, in quanto più volte rimaneggiata. L’interno si presenta ricco di stucchi e pregevoli decorazioni settecentesche in stile barocco e conserva alcuni significativi dipinti settecenteschi del Basile e del Menzele: il dipinto dell’Assunzione di Maria Vergine in cielo, opera di Francesco Basile e una telaraffigurante il Cenacolo, realizzata da Nicola Menzele. Sempre all’interno, si segnalano:

un prezioso crocifisso argenteo e un pulpito ligneo con lo stemma di Belmonte, entrambi del XVIII secolo ed infine un altare costruito con marmi policromi del XVII secolo..

Chiesa del Carmine - Loc. Cerzito

La Chiesa fu costruita nel XVI secolo e restaurata nel corso del 1600 ad opera dei Ravaschieri. All’interno si conservano, un affresco del 1828 raffigurante S. Francesco di Paola, opera dell’ Onterrabo e una tela della Madonna del Carmine, copia da originale romanico, racchiusa in una pregevole cornice lignea dorata del ‘600.

Chiesa dell'Annunziata - Loc. Annunziata

Nel centro storico di Belmonte Calabro si trova la chiesa dell’Annunziata. Romitorio di eta’ medioevale, andato distrutto nel 1467, fu ricostruito nel 1523 e subi’ diversi restauri nel corso del XVII secolo. Interessante la facciata con il portale a sesto acuto scolpito nel periodo normanno-svevo. All’interno e’ possibile ammirare un bassorilievo in marmo raffigurante S. Giorgio che uccide il drago, e un dipinto su tavola di scuola toscana del 1500.

Chiesa dei Cappuccini - Loc. Calella

Il Convento fu eretto nel 1607 nella periferia del paese, ad opera di Maria Ravaschieri-Fieschi, feudataria di Belmonte e nel corso del XVIII sec. fu ampliato. Di particolare interesse il chiostro interno con pozzo centrale ed antiche meridiane sulle arcate laterali.

Chiesa dell'Immacolata - Loc. Centro

La Chiesa dell’ Immacolata, fu edificata nel 1622 per volere dei cittadini e dedicata all’ Immacolata, proclamata patrona e protettrice della terra di Belmonte.Il frontale è arricchito da un portale stile tardo-rinascimentale e da bugnature che arrivano alla stessa altezza dell’architrave. Sul tirreno cosentino è un raro esempio di Chiesa affrescata. Conserva affreschi di scuola napoletana del XVII e XVIII sec. Ai lati dell’ abside, gli affreschi sono più che altro dei disegni preparatori di affresco tracciato sull’intonaco di tonalità verde chiaro. All’ingresso troviamo le acquasantiere in marmo verde di Belmonte, lavorate da scalpellini locali, sottoforma di conchiglia. Lungo le pareti della navata si

notano i segni di antichi sedili lignei con schienali aderenti ad esse. La Chiesa è dotata di : un pulpito; una cappella laterale dedicata a S.Giovanni; un campanile; una sagrestia. Sull’altare maggiore è situata una tela del 1820 dell’Immacolata Concezione, in essa aveva sede la Confraternita dell’ Immacolata.

Chiesa di San Pasquale Bylon - Loc. Marina

L’attuale Chiesa della Marina risale al 1908 e fu costruita dai signori Del Giudice. E’ dedicata a S.Pasquale Baylon ed a S.Rosa.

Chiesa del Purgatorio - Loc. Centro Storico

La Chiesa sorge nell’attuale piazza “Senatore Eugenio del Giudice”, già piazza Parlamento, e risale al XIV sec. Fino al 1585 fu l’antica Chiesa Parrocchiale di Belmonte, sotto il titolo di S. Maria. Qui, fu celebrato il matrimonio del barone di Belmonte, Vincenzo di Tarsia, padre del poeta Galeazzo, con la nobildonna napoletana Caterina del Persico. Vi si conservava fino a qualche decennio fa, una cornice lignea a ricco fogliame intagliato e dorato , che inquadrava sull’altare una tela delle Anime del Purgatorio, di maniera secentesca napoletana, ora andata perduta. La cornice, del XVIII sec., era lavoro di intagliatori calabresi locali. Nella chiesa si venerano la Madonna delle Grazie, S. Filomena. L’Ecce Homo e la Madonna del Rosario e sorgeva la confraternita del Rosario, formata da pescatori che partecipava alla processione della Madonna del Rosario con uno stendardo di seta azzurro a stelle dorate, a forma di vela triangolare, che è ancora conservato. Il portone d’ingresso, le finestre ed i gradini sono ancora delimitati da stipiti e lastre in tufo originario, lavorato da scalpellini locali. L’acquasantiera è lavorata in marmo verde di Belmonte.

Chiesa di loc. Vadi - Loc. Vadi

La Chiesa di Vadi fu edificata agli inizi del XX sec, per volere degli abitanti della contrada e per devozione dei signori Mazzotti di Lago. Vi si venera la S.Croce.

Monumenti: Il Castello - Loc. Centro Storico

ll Castello, oggi scomparso, fu eretto dal Maresciallo del Regno Drogone di Beaumont verso il 1270 e rinforzato di mura di cinta nel XIV sec dai conti Salvacossa. Lavori di restauro furono effettuati dai Di Tarsia sul finire del XV sec. Basato sulla roccia, di forma quadrangolare irregolare, il castello aveva quattro imponenti torri quadrate ai lati. Appena varcato l´ingresso del muro di cinta vi era uno spiazzo a cielo aperto detto ” vaglio del castello “. Da esso si giungeva al corpo di guardia, ai magazzini, alla scuderia, alle stalle per i cavalli e alle carceri. Il vaglio presentava, sulla sua superficie, due aperture circolari, scavate nella roccia e profonde circa quattro metri che servivano per la riserva d´acqua in caso di assedio. Sul lato destro del vaglio una gradinata portava ai tre piani superiori del castello. Di essa non rimangono che pochi gradini. Tra i ruderi si può osservare la fossa di Cardella, un tempo alto e ampio stanzone la cui funzione era di conservazione delle provviste, soprattutto grano. Alla base delle torri quadrate, vi erano delle porte dalle quali si poteva entrare ed uscire. A seconda delle loro posizioni prendevano il nome di porta di mare o porta di terra. Alla porta di terra si giungeva per una via alla fontana vecchia; ad essa si congiungeva l´antica via che i frati cappuccini costruirono per raggiungere direttamente il Castello, cioè la via detta di ” Calella”. La porta di terra era addossata alla torre che dava sul lato est, da cui iniziava il muro di cinta, che terminava al Muraglio . Proprio vicino il Muraglio vi era la porta di mare, rivolta verso la stradina che univa il castello con il colle Bastia e che proseguiva fino alla Marina. Altre due porte davano sul lato nord: la porta del Vallone, perché posta sopra una valle, e una sul lato sud verso il fiume Veri. A breve distanza dal Castello sorgevano tre piccole torrette di vedetta o guardiole, con funzione di sorveglianza e di allarme. A causa del terremoto del 27 Marzo 1638, sabato delle Palme, il castello fu danneggiato ed alcune camere divennero momentaneamente inabitabili. Dopo le opportune riparazioni, continuò ad essere abitato mentre era già in costruzione il Palazzo della Torre, per volere di Giovan Battista Ravaschieri. I danni maggiori si riportarono in seguito al terremoto del 28 marzo 1783, durante il quale crollò il tetto. Seguirono saccheggi di ogni genere, e ad essi si aggiunsero quelli arrecati dall´assedio francese del 1806-07. Quei ruderi, resi pericolanti dal sisma del 1905, furono rasi al suolo dal Genio militare

Monumenti: Il Castello - Loc. Centro Storico

ll Castello, oggi scomparso, fu eretto dal Maresciallo del Regno Drogone di Beaumont verso il 1270 e rinforzato di mura di cinta nel XIV sec dai conti Salvacossa. Lavori di restauro furono effettuati dai Di Tarsia sul finire del XV sec. Basato sulla roccia, di forma quadrangolare irregolare, il castello aveva quattro imponenti torri quadrate ai lati. Appena varcato l´ingresso del muro di cinta vi era uno spiazzo a cielo aperto detto ” vaglio del castello “. Da esso si giungeva al corpo di guardia, ai magazzini, alla scuderia, alle stalle per i cavalli e alle carceri. Il vaglio presentava, sulla sua superficie, due aperture circolari, scavate nella roccia e profonde circa quattro metri che servivano per la riserva d´acqua in caso di assedio. Sul lato destro del vaglio una gradinata portava ai tre piani superiori del castello. Di essa non rimangono che pochi gradini. Tra i ruderi si può osservare la fossa di Cardella, un tempo alto e ampio stanzone la cui funzione era di conservazione delle provviste, soprattutto grano. Alla base delle torri quadrate, vi erano delle porte dalle quali si poteva entrare ed uscire. A seconda delle loro posizioni prendevano il nome di porta di mare o porta di terra. Alla porta di terra si giungeva per una via alla fontana vecchia; ad essa si congiungeva l´antica via che i frati cappuccini costruirono per raggiungere direttamente il Castello, cioè la via detta di ” Calella”. La porta di terra era addossata alla torre che dava sul lato est, da cui iniziava il muro di cinta, che terminava al Muraglio . Proprio vicino il Muraglio vi era la porta di mare, rivolta verso la stradina che univa il castello con il colle Bastia e che proseguiva fino alla Marina. Altre due porte davano sul lato nord: la porta del Vallone, perché posta sopra una valle, e una sul lato sud verso il fiume Veri. A breve distanza dal Castello sorgevano tre piccole torrette di vedetta o guardiole, con funzione di sorveglianza e di allarme. A causa del terremoto del 27 Marzo 1638, sabato delle Palme, il castello fu danneggiato ed alcune camere divennero momentaneamente inabitabili. Dopo le opportune riparazioni, continuò ad essere abitato mentre era già in costruzione il Palazzo della Torre, per volere di Giovan Battista Ravaschieri. I danni maggiori si riportarono in seguito al terremoto del 28 marzo 1783, durante il quale crollò il tetto. Seguirono saccheggi di ogni genere, e ad essi si aggiunsero quelli arrecati dall´assedio francese del 1806-07. Quei ruderi, resi pericolanti dal sisma del 1905, furono rasi al suolo dal Genio militare

Monumenti: Palazzo della Torre - Loc. Centro Storico

Il palazzo della Torre, detto anche palazzo Ravaschieri, fu fatto costruire su uno spazio sotto la Torre sud, dal principe Orazio Giovan Battista Ravaschieri , subito dopo il terremoto del 1638. E’ un imponente edificio, diviso in due corpi dall’interno di una scalinata a cielo aperto. Dopo l’ingresso, c’è il cortile interno coperto a volta, sul quale si aprono a sinistra le stalle con i finimenti e le lettighe portantine per le principessa e le sue dame. A destra, il pozzo e l’ingresso per accedere ad una scala che porta al sottostante giardino. In fondo al cortile c’è una scala a 3 rampe che porta ai piani superiori. Il giardino sottostante è recintato da balaustre ed un muro con nicchie che un tempo accoglievano delle statue, alternate con aperture ad arco per godere della vista sul mare. Si notano dei vialetti con arco e delle grotte con sedili di pietra ed al centro di esse quelle che dovevano essere delle vasche con zampilli, poste per rendere più piacevoli gli ozi estivi dei feudatari. Nel giardino esisteva un’uscita segreta sotterranea, che portava fuori le mura di Belmonte. Con la fine del feudalesimo, il Palazzo fu venduto dai francesi a Tommaso Del Giudice, acceso giacobino. Durante i rivolgimenti politici del 1806, prima dell’assedio francese, le masse borboniche uccisero Tommaso del Giudice troncandogli la testa e ponendola sul davanzale dell’ultima finestra a nord. A causa di quel macabro spettacolo la moglie Mariantonia Cortese, che era incinta e prossima al parto, svenne e poco dopo morì dando alla luce il piccolo Francesco, rimasto ormai orfano. Da quel giorno la finestra fu murata ed è stata riaperta di recente per ragioni di restauro.

Monumenti: Palazzo Pignatelli - Loc. Centro Storico

Il Palazzo Pignatelli , dal nome di Antonio Pignatelli che lo fece erigere, risale alla metà del 18° sec. Esso presenta un atrio con ampia scalinata che porta al primo piano, formato di varie stanze e saloni, che ancora conserva sulla volta preziosi affreschi con temi arcadici e pastorali del pittore napoletano del 700, Baldassarre Buontempo, autore di pregevoli lavori effettuati al palazzo Reale di Napoli. Il palazzo, come altri edifici, fu poi requisito dai Francesi, acquistato dal Demanio del Regno e successivamente venduto ai Del Giudice durante il regno di Murat.

Monumenti: Palazzo del Rivellino -- Loc. Marino

Il Rivellino, di forma quadrilatera, fu costruito, come fortilizio, nel 1627 dal Principe Oronzio Giovan Battista Ravaschieri, attorno ad una preesistente torre quadrata, fatta edificare da Torino Ravaschieri nel 1579, a difesa della costa contro le eventuali incursioni barbaresche. Attraverso un grande arco, si accede ad un ampio cortile interno con al centro un pozzo. All’ingresso vi era posta una lapide in marmo bianco ora murata nella chiesa del Carmine. Sul cortile si aprono numerosi magazzini con il soffitto a volta, che un tempo erano le carceri, le stalle per i cavalli e le scuderie che accoglievano le selle e i finimenti delle cavalcature e le portantine. Dal Rivellino partiva la strada pubblica che portava al torrente “Cervella” e costeggiava il colle dove vi era un bastione di difesa, chiamato oggi ” Bastia “. Da qui, la strada proseguiva in salita fino alla porta di mare, per il castello. Dal cortile salgono due scale ben conservate: una porta al primo piano; l’altra, con pianerottolo sorretto da beccatelli ad archi in tufo, porta all’appartamento nobile dei principi, formato di diverse stanze e una sala dotata di grande camino incastonato nel muro ed incorniciato dal marmo verde di Belmonte. Un secondo piano è rimasto incompiuto. Sulla porta dell’adiacente giardino vi era lo stemma in marmo bianco dei Ravaschieri, andato perduto. Da un lato del cortile si apriva un cunicolo sotterraneo, ora interrato, che passando sotto la fortificazione, portava fuori dalle mura per il torrente Cervella. Fungeva da via di fuga in momenti di imminente assedio. Il Palazzo, per tutto il seicento e settecento, espletò la funzione di deposito per la seta prodotta dalle coltivazioni di proprietà principesca, per essere trasportata e venduta a Napoli. Con la discesa dei Francesi, nel 1806-07, l’edificio fu confiscato ai Pignatelli, succeduti ai Ravaschieri ed ai Pinelli, e fu venduto alla famiglia belmontese dei Del Giudice. Per proteggere il feudo dalle incursioni turchesche, che arrecavano gravissimi danni, saccheggi e deportazioni, Fabrizio Pignatelli, succeduto ai Ravaschieri, fece costruire torri di guardia lungo le coste, dalle quali si poteva scrutare il mare e dare l’allarme. Di giorno le guardie segnalavano il pericolo utilizzando i fornelli e, quindi, il fumo; di notte usavano le fiaccole. Oltre ai guardiani della torre, vi erano pure i ” cavallai ” che vigilavano a cavallo sui tratti di spiaggia compresa tra torre e torre. Le torri costiere sorgevano sulle pendici dei colli prospicienti il mare, erano alte da 15 a 20 metri e di forma cilindrica. Nel territorio di Belmonte ne sorgevano due: una, detta di Barbarie, sull’attuale colle Bastia; l’altra, di Verri, al confine con il territorio di Amantea. Nel 1741 entrambe le torri risultavano essere mal ridotte

Monumenti: Michele Bianchi - Loc. Colle Bastia

Sul colle “Bastia”, che deve la sua denominazione ad un antico bastione, fu eretto nel 1932 il monumento tombale a Michele Bianchi, il quadrunviro fascista della marcia su Roma. La colonna è alta trentacinque metri e nel suo interno corre una scala a chiocciola che porta ad una loggetta- belvedere, dalla quale si gode un vasto e meraviglioso panorama. La colonna è sormontata da una croce che, illuminata prima della seconda guerra mondiale, serviva da faro. La base della colonna, di forma cubica, contiene nel suo interno il sarcofago in marmo verde di Belmonte, che accoglie le spoglie di Michele Bianchi. Sui quattro lati della base si possono ammirare quattro altorilievi in travertino, dello scultore Ercole Drei. Al monumento si accede da un ampio piazzale, per una lunga scalinata.

Monumenti: Ai Caduti in Guerra - Loc. Centro

Monumento commemorativo eretto nel 1929. Ai nomi dei Caduti della prima guerra mondiale sono stati aggiunti, tempo fa, anche i nomi dei Caduti della seconda guerra mondiale.